
Parte della strategia europea Renovation Wave (‘ondata di ristrutturazioni’), la Direttiva Case Green voluta per rendere gli edifici più sostenibili ed energeticamente efficienti, genera preoccupazioni e dubbi sui presunti interventi obbligatori su appartamenti e villette da effettuare entro il 2030. Facciamo chiarezza, per sfatare false credenze e comprendere le reali implicazioni di questa iniziativa.
COSA DICE LA DIRETTIVA
Entrata in vigore il 28 maggio 2024, Case Green chiede agli Stati membri, e non ai cittadini privati, di ridurre il consumo medio nazionale di energia negli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, oltre a ridurre a zero le emissioni entro il 2050.
• Per recepirla, l’Italia ha tempo fino al 2026, sia per stabilire in libertà e sulla base del proprio parco immobiliare con quali strategie raggiungere i target, sia per introdurre incentivi e sostegni per rendere le riqualifiche energetiche più accessibili.
• Il nostro Governo dovrà anche introdurre il Passaporto di Ristrutturazione degli edifici, uno strumento che aiuterà i cittadini che vorranno usufruirne a individuare con chiarezza il percorso di riqualifica energetica per la propria abitazione.
QUALI OBBLIGHI CI SONO
• A oggi in realtà non esistono obblighi per i proprietari di case e non sono previste limitazioni o sanzioni per chi non riqualifica l’abitazione. Non è infatti vero che dal 2030 non si potranno vendere o affittare case che non siano già certificate in classe E e che non siano dotate di pannelli solari.
• L’obbligo di riqualificare le case entro il 2030 portandole in classe energetica E (su una scala di prestazioni che va dalla A – la più performante – alla G, la più energivora) era inserito in una delle revisioni della Direttiva, ma poi è stato rimosso perché ritenuto oneroso.
• Una cosa è vera: l’inevitabile e progressivo miglioramento energetico a cui presto o tardi andrà sottoposto il 60% degli edifici italiani che oggi rientra nelle classi F e G, porterà alla cosiddetta ‘sanzione di mercato’, cioè il deprezzamento naturale del valore delle case che rimarranno meno efficienti.
UN CONSIGLIO
Mentre si attende il programma nazionale che tra un anno ci dirà come e quando intervenire, il consiglio è di scoprire adesso in quale classe energetica ricade la nostra casa. Scoprendone la classe daremo al nostro immobile una carta d’identità energetica, nella quale sono indicati i consumi di energia e il relativo impatto ambientale. È importante ambire alle classi più alte perché più alta è la classe più la casa è in grado di ottimizzare l’uso di energia e di ridurre gli sprechi.
CHI REALIZZA LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA
Ci si rivolge a un Certificatore Energetico (si trova online cercando negli elenchi regionali dei certificatori energetici) il quale rilascia l’Attestato di Prestazione Energetica (l’APE già obbligatorio nelle compravendite, donazioni e locazioni) ossia il documento che, riportando le prestazioni, i consumi e le emissioni, incasella la casa in una classe energetica e fornisce anche raccomandazioni e soluzioni per migliorarne l’efficienza.
• Tra gli interventi che possono aiutare a scalare una o due classi, anche un passo alla volta, ci sono l’isolamento ‘a cappotto’ delle pareti perimetrali, la sostituzione della caldaia con la pompa di calore e l’adozione di finestre isolanti e pannelli solari.
Testi di Paolo Manca