architetti-&-designer:-matteo-ragni

Ospite sulla nostra Floating Home durante la Milano Design Week, ci ha raccontato gli inizi della sua carriera…

Possiamo dire che tutto è cominciato grazie a un leggio? «Certamente. Nel 1994 ero un giovane studente di architettura e mia madre temeva che stando chino sui libri sarei diventato gobbo come Leopardi. ‘Perché non ti compri un leggio!?’ mi diceva. Ho preferito progettarlo e costruirlo, poi l’ho proposto a un’azienda che l’ha portato Salone del Mobile. Facile, no? Le cose dopo non sono sempre andate così lisce, ma quel primo progetto mi ha fatto capire cosa avrei voluto fare da grande».

Poi, pochi anni dopo, il primo Compasso d’Oro per la posata Moscardino e il secondo per i tombini Sfera di Montini, uno dal decoro a zampe di uccelli… «Vincere premi prestigiosi dà soddisfazione, ma la carriera va costruita giorno per giorno, con forza di volontà, con un metodo e con tanta curiosità».

I taccuini Tribute Collection per PdiPigna omaggiano tre grandi del design: Gio Ponti, Enzo Mari, Ettore Sottsass. A quale si sente più affine? «A Gio Ponti, la figura più completa e sfaccettata del panorama progettuale prima di tutti: designer, architetto, pittore, fondatore e direttore di riviste, art director». Oltre che designer, è direttore creativo di varie aziende.

Cosa ama di più in questo ruolo? «Mi emoziono nel lavorare a fianco degli imprenditori, aiutarli a scrutare un futuro possibile per la loro azienda, coordinare i professionisti come fa un buon direttore d’orchestra: soltanto con il contributo di ciascun singolo si crea una bellissima sinfonia».

Che consiglio darebbe a un giovane aspirante designer? «Di avere determinazione, perseveranza, umiltà e una forte dose di ottimismo».

Testi di Claudio Malaguti